Hanno scritto di lui


1972/73 : Valerio Mariani:
il problema di Greco è uno di quelli che, in pittura come in ogni arte, si può considerare fondamentale e che merita il più chiaro riconoscimento quando, come è il suo caso, se ne raggiunge limpidamente la soluzione.Sappiamo che parlare di “problemi” nel vivo di quel fatto poetico ineffabile che è la  reazione artistica, può sembrare importuno: ma non dimentichiamo che il tempo in cui si svolge la nostra vita va inteso soprattutto come un’età “problematica”. Greco non può essere presentato soltanto con quegli attributi di merito incondizionato che chiaramente dimostra di aver raggiunto: la sua  situazione attuale,infatti, ci impegna in un giudizio più penetrante e intimo.Quel che si usa chiamare “ istinto pittorico “ è talmente vivo e prepotente in lui che basta considerare una delle sue tele per cogliere gli accenti sicuri. Ma il nostro artista ha esigenze più sottili e profonde: non gli basta di trasfigurare in accordi di colore e  pennellate nervose una realtà che preme nella sua fantasia, fitta e animata dai paesaggi della sua Calabria, dagli olivi straccianti dal vento, dalle nuvole trascoloranti. E’ ormai una interiore commozione che lo spinge ad affinare i mezzi espressivi e a cercare la soluzione pittorica di “ stati d’animo “ più delicati e poetici. Per questo un quadro da lui dipinto non ci offre soltanto il compiacimento della sua resa pittorica, ma ci invita ad andare oltre la scaltrita maestria degli effetti, per giungere (come accade in queste opere più recenti ) a quella “ interiorità “ che è il segno più certo d’una esigenza fondamentale che si identifica con la poesia.Superare il carattere,pur così suggestivo, d’un “tono” meridionale per conquistare un linguaggio che vada oltre l’ambiente e il colore locale , non è sempre impresa facile, né così spesso raggiunge l’ideale vagheggiato: ma Greco ha già compiuto da tempo questo difficile passo ed ora lo ritroviamo, con i suoi dipinti sensibili e personali, in una felice stagione della sua bella pittura.
1968: Ugo Ortona:
Per intenderci subito è bene ricordare che Benvenuto Greco è nato in Calabria e che, quasi tutta la sua produzione, è ispirata alla terra bruzia. Egli conserva l’impronta di una terra scomoda,ma profondamente ancorata ad una antica civiltà e alla serenità di paesaggi larghi e solenni e, nello stesso tempo, intimi e famigliari. La mostra odierna - che è la prima presentata a Roma - è particolarmente adatta a farci vedere con quale chiarezza e preziosa tenerezza l’artista affronta le immagini vissute: i paesaggi e le nature morte pur mantenendo l’originale impronta del modello trasfigurano “ la realtà “ con uno slancio ed un tono, che possiamo, senz’altro, definire valido e comunicativo.Queste opere, che potrebbero a prima vista sembrare frettolose e superficiali sono, al contrario, piene di una ricerca di lievi atmosfere e di morbidezze coloristiche: integrate  da un disegno quasi evanescente.Ci troviamo, quindi, in un mondo privo di falsi e tortuosi intellettualismi: l’aria aperta circola tra gli alberi e le montagne, si articola in un clima fatto di tradizioni millenarie, e che trova la sua migliore libertà nei cieli colmi di nuvole e di freschezze.Di volta in volta, i rossi ed i gialli cadmio accendono le  distese dei prati, i tetti delle case spezzano il grigiore dell’inverno: sempre il tono-colore palpita nel rendere l’immediatezza della visione pittorica. Dunque, per Benvenuto Greco si può dire che la sua personalità di raffinato ricercatore di cose e sentimenti è aperta a tutti i richiami di un carattere tenace e solido, che gli proviene in special modo dalla secolare bellezza della terra natìa.1968: Virgilio Guidi: Natura felice, che è, come dire,talento indubbio: questo è chiaro nel sottile, sensibile, fantasioso tessuto pittorico che mai si appesantisce. La materia, con tutte le sue ragioni, si svincola dalla sua parte di inerzia. Appare, pertanto, con immediatezza, uno spettacolo gradevole agli occhi prima ancora che il giudizio compia la sua azione d’indagine per ricoprire gli altri valori che, nell’opera appartengono alla coscienza. E primo attributo della coscienza è la moralità: la moralità elimina ciò che è contro la natura di chi opera: semmai accoglie per una certa identità di natura. Così, in questo senso, il Greco è a posto. La sua cultura è quella che gli si addice e senza additarne le fonti, si può dire civilissima. 
1968: Paolo Apostoliti:
Nel giro di un tempo brevissimo, da quando, cioè, Benvenuto Greco ha fatto le sue apparizioni in pubblico ( Mostre di pitture Pizzo di Napoli, di Villa San Giovanni ) ha già tracciato un ampio e sommario disegno delle sue reali possibilità. Nei  primi tentativi appariva dimesso, quasi timido, con una sua ingenuità laboriosa e delicata; impressionista come tecnica, ma di un impressionismo sincero, ossia libero da formule ed applicazioni morbose, che fanno cadere, sovente, l’artista nel pittorico appariscente e, quindi, falso. La giustezza e la sobrietà  dei colori; il disegno e la prospettiva decisi e personali, la capacità della sintesi, autorizzano, oggi, ad affermare la validità dell’opera. Il paesaggio, il paesaggio calabrese, che è aspro e complesso, anche in certe delicatezze e sfumature di colori e di toni, appare, non convenzionale, visto cioè con prestabilite macchie d’ombre e sfolgorio di luci: le rupi, i pagliai, le casette,le marine sono resi con eccezionale naturalezza, anche e soprattutto perché l’artista non scende nel particolare. Penetra, egli, nel sentimento delle cose, nel colore dell’ambiente e dell’atmosfera, al punto che la potenza evocativa, nella complessiva colorazione, esprime stati d’animo, aspetti cangianti di una natura aspra e squillante di luci. La gamma delle tonalità, il segno vigoroso, la spontaneità, con cui il paesaggio viene reso ed interpretato, svolgono, rapidamente ma concretamente, visioni come in un racconto, con senso lirico e, per questo, duraturo.  Greco non concede mai niente al suo estro inventivo; punta decisamente sulla realtà – il paesaggio mutevolissimo, i fiori, il mare, l’accenno ad una figura, che il paesaggio anima e vivifica – creando piccoli, significativi squarci di poesia, appunto perché poetico è il fondo del suo temperamento d’artista. Bisognerebbe, a questo punto, richiamare possibili ed eventuali influenze; parlare della delicatezza (delicatezza e non fragilità ) di colori, di toni, di luci. Sarebbe come voler spaccare il capello in quattro.Giovane d’anni e di esperienza, il Greco, anche fuori dal “ giro “ e dai “ clan “, che, in arte fanno, spesso, il buono e il cattivo tempo, ha un suo mondo tonale, in cui l’atmosfera – anche quando su di una rupe o su di un pezzo di cielo si annuncia una nuvola – è significativa, pittoricamente, per la serenità e la gaiezza che la informano e la caratterizzano.
1974: Carlo Barbieri:
Egli ha vivido e intenso il senso del colore, e con il colore costruisce le forme, misura lo spazio, coinvolge l’atmosfera nel giuoco prospettico…. 

1981: Mario Ghilardi:
 ….la carriera del nostro artista è contrassegnata da un convinto favore e del pubblico e della critica. Nomi illustri ne hanno offerto piena garanzia: di essi ricordo soprattutto Anna Salvatore e Virgilio Guidi….hanno scritto della pulizia e della freschezza della tavolozza di Greco, elogiando quella “ pittura antica, classica,di contemplazione del creato, onesta nelle sue programmazioni “ alla quale Greco si è ricollegato nella sua ricerca suggestiva… 
1965: Marisca Calza:
“ Paesaggio “ il disegno e la prospettiva sono sicuri senza intralciare la spontaneità dell’opera. I colori vividi e quasi fluorescenti, veri e inverosimili a un tempo, sono avvicinati con sicura impostazione cromatica. L’artista ha senz’altro una buona maturità espressiva.
1961: Parigi: “ Les lettres francaises “ 
...La richesse luxuriante de certe nature de belles couleurs est tout entière dans cette peinture d’un vigoureux accent. 1961: Parigi:….Cete facture se rflète mème dans une composition florale, la seule qui accompagnait les nombreux paysages de l’exposition. Et la dominance de la couleu, comm la vitalitè vigoreuse,resten bien le marques de fcture de l’artiste calabrais.
1961: Parigi: Christine Gleiny (revue ARTS)
….Toiles au tonalitès sonores, puisèes à une palette riche,offrent dans leur luminoisetè et leur vivacitè de touches, de belles èquivalences plastiques, des paysages de la Calabre. 1961: Parigi: J. Gabriele Gros ….toiles à l’image d’une nature ardente où la couleur foisonne. La tempèrament s’affirme ici dont la palette lumineuse sert un talent vigoreux d’une parfaite unitè. 1961: Parigi: H. I. Trabujo (L’Eveil) Benvenuto Greco est, sans conteste, un paysagiste moderne à la touche sure et à la palette èclatante, hardles,sont, en generale, solidament costruites etharmonieusement equilibrèes.L’artiste, visiblement dynamique, spontanè , passionnè etsincère, a mis tout son sentiment, tout son àme dans l’execution de ces paysages, traduisant fidelèment le climat clair et hardent et le sol rude et attrayant de sa Calabre natale.il est a noter,enoutre, qui si l’essemble des toiles presentèes par Benvenuto Greco etaient remarquable et plaisante, certaines ateignaiet la perfection.
1961: Renato Angarano:
….ha saputo trarre dalla sua tavolozza ogni sfumatura cromatica trasfondendo nelle tele il calore prorompente da tutte l’esitazione di tempo e di luogo nelle varianti stagionali e, ancora più e meglio, nelle gradazioni degli stati d’animo che vanno dal tormento del contingente all’ansia del trascendente, dalla repressione all’esaltazione. La tematica di questo Artista ansioso è varia ed armonica, con spunti lirici che toccano il Diapason del sentimento. 
1961: Carlo Barbieri:
…..Egli ha vivido e intenso il senso del colore, e con il colore costruisce le forme, misura lo spazio, coinvolge l’atmosfera nel giuoco prospettico…..
1961: O.B. 
….l’amore per la sua regione si compone cromaticamente, secondo l’esigenza del suo sogno e della sua tematica tesa ad esaltare, ad illuminare una atmosfera violenta assolata.
1961: Alberto Consarino: 
….C’è infatti, nelle pitture di Greco,un coraggio non comune nel risolvere alcune difficili situazioni di prospettiva e nella descrizione di quei valori drastici del paesaggio che caratterizzano la nostra Regione”.
1961: A. Diana: 
….ci propongono una visione fuor di retorica, densa di rivelazioni tonali e di silenzi sospesi sopra le terre invase di sole…. 
1962: Linda De Rosis: 
….Di stile prettamente personale la pittura di Benvenuto Greco induce ad un’attenta valutazione del suo mondo interpretativo. Lavoro più che altro serio e di impegno: anticonformista ed anti nuovo-ad-ognicosto fondato su un impressionismo personale e soggettivo scaturito da una esigenza intima di chiarezza interiore.
1962: Cesare Ghiglione (secolo XIX):
Il calabrese Benvenuto Greco è ormai abituato ai successi nelle mostre, agli indizi a premi in Italia Centrale e meridionale, passando dai recenti successi parigini (Gallerie Dufojer) ai premi Michetti, Avezzno, Termoli, Campobasso, con opere in cui cerco i rendere il volto della sua terra con una profusione di luminosità e di colore che ne caratterizzano la tecnica e l’espressione.
1963: Piero Girace: 
….Benvenuto Greco ha ormai uno “ stato di servizio “ egregio. Tra le più recenti affermazioni va annoverata la sua mostra di Parigi alla “Galerie du Foyer des Artistes “ sulla quale si espressero in modo lusinghiero numerosi artisti della “ Ville Lumière “ tra cui J. Gabriel Gros su “ Carrefur “ e Christiane Gleimj su Arts”, i quali misero in rilievo le “ tonalità sonore “, la “ ricca tavolozza “ ed il “ talento vigoroso “ del pittore di Catanzaro…..
1964: Camillo Gigli Molinari:
 ….il pennello di Greco scorre rapido accendendo bagliori sulle zolle riarse, sugli alberi scarni i cui rami spogli e contorti si protendono quasi a simboleggiare l’avarizia della natura….. 
1964: E.N.R. 
….come il pittore renda nelle tele e l’esplosione di colori e l’allucinante violenza di un ambiente caro ed abituale a Greco; perché colori e luci e inconsci richiami di impressioni veloci filtrano immediati nelle tele…. 
1969: Tanino De Santis: 
Alla pittura di Benvenuto Greco è bene accostarsi in punta di piedi, per paura di incrinare l’attimo cristallino che si è fermato nell’atmosfera incantata delle sue tele, fatta di lirismo, di silenzio, forse di malinconia. Le composizioni dell’artista sono essenzialmente ritmo e colore e spontaneità, in una sintesi felice maturata nel crogiuolo di una sensibilità che ricusa decisamente ogni forma di cerebralismo e manierismo e trova la sua rispondenza in una lunga tradizione di arte mediterranea. Con ciò non voglio dire ch’egli indulge al passato,perché, al contrario,ogni sua pennellata è una ricerca,un continuo superarsi in un’armonia di forme e di colori,ove le intuizioni cromatiche assumono una dimensione grafica tutta personale.Un non so che d’irreale si trasfigura, infatti,nei tocchi ovattati e caldi della sua delicata tavolozza, quasi che i boschi le marine le case di quella terra antica di miti e leggende,la Calabria che Benvenuto Greco ha sempre nella mente e nel cuore,prendono la magia dell’idillio, vestano l’evanescenza di una favola. 
1968: Alfredo Schettini 
Le note del pittore calabrese Benvenuto Greco, che espone per la prima volta nella nostra Città, sono l’espressione di una musicalità cangiante, astrattamente fantasticata nei paesaggi che costituiscono il carattere prevalente della sua mostra.Essi variano di fantasia e di ritmo vivace o vaporoso, o più accentato nella resa del colore; paesaggi liricizzati, che integrano il fantasma poetico della visione realistica. Per altro nelle composizioni floreali e nelle figure femminili, trattate alla stessa guisa, Benvenuto Greco dimostra un’agilità elegante, di un piglio estroso e sicuro, che pone qua e là l’accento vivace di un colore, un tocco splendido, risolutivo, carico di significati tra le fluenti indeterminatezze d’insieme. 
1960 : Domenico Teti (Il Tempo) 
chi osserva e medita le opere di Greco ritrova la sua ricca e multanime tavolozza, fatta di osservazioni ed esperienze minute e sottili che egli sviluppa, incastona e sintetizza per rendere quel volto di terra nostra fatto di contrasti, a volte folgorati di luminosità , a volte scavati da silenzio e solitudine , ma che sempre si armonizzano e si accostano alla luce , è quesa luce che caratterizza le opere di Greco 
1968: Vice 
Dopo aver girato, ed esposto, in quasi tutta la penisola; a Parigi, Malta e Tripoli, questo autentico figlio del Sud non poteva non presentarsi nella capitale partenopea con una interessante, quanto significativa personale. Meta del suo incontro con il pubblico napoletano, “ La Barcaccia “ di via Vittoria Colonna. Di forte personalità, estroverso, Benvenuto Greco dipinge con libertà ed impeto seguendo l’irrazionalità del suo istinto. La sua colorazione “atmosferizzata “ raggiunge la sintesi di un linguaggio proprio, trasfigurando gli aspetti reale della natura che quasi sempre simbolegia la freschezza ed il genuino “ sapore “ della sua terra di origine. Il Greco, tuttavia, nel corso della sua esperienza artistica, liberatosi da “scorie “ tradizionali di natura congenita, ora sente la sua Calabria non più come visione oggettiva operante, ma la ravvede con raffinatezza stilistica in una concezione fantastica, dove i valori umani, lirici e drammatici sono espressioni “ universali “definite col disegno e risolte nel contenuto. 
1972: Piero Girace 
Premetto: Benvenuto Greco, pittore ormai affermato e conosciuto non soltanto negli ambienti artistici italiani, non avrebbe bisogno di essere presentato al pubblico. Della sua opera pittorica si sono occupati critici qualificati tra cui Gabriel Gros, Carlo Barbieri, Valerio Mariani, ed i pittori Virgilio Guidi ed Ugo Ortona, che hanno indagato a fondo la sua arte, mettendo in rilievo la non comune personalità dell’artista. Sarebbe superfluo parlare delle sue affermazioni e dei suoi successi in campo nazionale edinternazionale. Il suo “ curriculum “ lo testimonia in modo perentorio. Questo calabrese tenace, volitivo, è nato alla pittura con una carica istintiva esuberante, ed ha proceduto nel suo cammino non certo facile, anzi pieno d’insidie, affinando il suo gusto sull’esempio di un Cezanne o di altri pittori europei, non escluso Monet per certe sintesi coloristiche edatmosferiche, ed aggiornando il suo linguaggio pittorico per evadere liberamente dai limiti di una tradizione regionalistica. Benvenuto Greco è essenzialmente un  colorista. Dal colore emergono le forme di una  fusione di toni esemplare, d’intensa musicalità. Insomma questa di Benvenuto Greco è una pittura schietta, ariosa atmosferica che traduce i paesaggi della Calabria in “ visioni “ favolose, tra distese di colline apriche ed aperture di cieli, ove le nuvole assumono funzioni di personaggi. Si potrebbe pensare alla felicità contemplativa di un Tosi, se i paesaggi calabresi del pittore di Catanzaro non fossero turbati da un “pathos “ drammatico di natura espressionista. Certo la sua Calabria è quella di sempre: aspra, selvatica, odorosa di mentastro, dominata dai venti che strappano le nuvole e tormentano gli alberi in una furia temporalesca. In ciò la sua fedeltà alla terra ed alla pittura. Perché checché ne dicano gli esteti sostenitori di un linguaggio europeistico e magari “esperantico “, l’arte ha, come ho già detto tante volte, una sua geografia particolare. Ne sia d’esempio, in letteratura, il Verga di “ I Malavoglia “ e di “ Mastro don Gesualdo “. Sereno e di un rigore disegnativo nelle sue figure di donne, delicato e raffinato nelle sue nature morte, Benvenuto Greco è, a nostro avviso, un pittore del quale non si può mettere minimamente in dubbio la validità artistica e morale 
1972: Anna Salvatore
Benvenuto Greco è un pittore autentico, schietto, del quale non c’è bisogno di sapere che è nato in Calabria per riconoscere nella sua succosa pennellata tutto il profumo delle calde ed aspre terre del sud. I suoi alberi rimangono nella memoria come personaggi viventi di un dramma che investe tutti: il vento li squassa, li dilata nel cielo protagonisti di un conflitto prepotente, ma schermato, che si attua dietro la cortina pesante delle nuvole con l’insidiosità dei grandi turbamenti travestiti da cronaca. Aria di terree mediterranee, di terre che dovrebbero essere soltanto felici e fortunate, indulgenti per tutti, ma che invece da secoli nascondono dietro le foglie lucide dei pendiiprofumati tempestose irrazionali esplosioni, incredibilmente antiche, nella leggendaria caparbia resistenza alla società consumistica e alienante. Scoppiano le mode, gli “ismi “, i divertimenti accademici per la gioia dei gratuiti formalisti, e di contro c’è una pittura antica, classica, di contemplazione del creato, onesta nelle sue programmazioni: a questa si riallaccia Benvenuto Greco con la pulizia e la freschezza della sua tavolozza. Un pittore amico gli augura buona fortuna, in occasione di questa sua mostra personale. 
1972: Valerio Mariani 
Quel che si usa chiamare “ istinto pittorico “ è talmente vivo e prepotente in lui che basta considerare una delle sue tele per coglierne gli accenti sicuri. Superare il carattere, pur così suggestivo, d’un “ tono “ meridionale per conquistare un  linguaggio che vada oltre l’ambiente e il colore locale, non è sempre impresa facile né così spesso raggiunge l’ideale vagheggiato: ma Greco ha già compiuto da tempo questo difficile passo ed ora lo ritroviamo, con i suoi dipinti sensibili e personali, in una felice stagione della sua bella pittura.